Diario
29 dicembre 2008
Community organizer | Saul Alinsky
[ clicca sulle immagini | Saul Alinsky was born in Chicago in 1909 to Russian Jewish immigrant parents, the only surviving son of Benjamin Alinsky's second marriage to Sarah Tannenbaum Alinsky. He started at the University of Chicago in 1926, and eventually received a graduate fellowship in sociology, but didn't complete it ]

L’elemento che in Italia è stato analizzato poco o niente - allo scopo di farne tesoro - è quello del modello organizzativo della vittoria di Obama.
Mentre i partiti italiani si cesarizzano o si polverizzano, in America si procede a un’europeizzazione del sistema dei partiti, sempre più distinti nelle opzioni culturali e ideologiche, sempre più organizzati su una base di stabilità e continuità di lavoro tra un’elezione e l’altra [fino a poco tempo fa i partiti erano mere agenzie di sostegno elettorale a imprenditori politici che utilizzavano il franchising repubblicano o democratico].
Lo stesso Howard Dean aveva detto delle presidenziali: «Bisogna far finta che sia un’elezione diretta». Intendendo dire che ogni voto conta, che bisogna essere presenti ovunque anche dove non c’è speranza di prendere lo Stato e i relativi grandi elettori [negli Stati Uniti chi vince lo Stato, porta a casa tutti i delegati, tranne in uno]. E poi, cosa importante per uno che ha fatto le primarie del 2004 usando benissimo il web e le nuove tecnologie, Dean ha detto «Basta Tv, facciamo il porta a porta». Non esattamente il modello di politica americana che noi immaginiamo, dove il lavoro organizzativo di base è stare nei quartieri, esserci, parlare.
Obama ha cominciato la sua carriera politica come community organizer nei ghetti di Chicago, seguendo gli insegnamenti di un radicale non marxista come Saul Alinsky. Laddove il rapporto con la politica si riduce al voto di scambio o non esiste, le reti sociali di un quartiere o di una città vanno ricostruite su basi nuove: non bastano [o non sono credibili, o non esistono…] i partiti, servono persone inserite o capaci di inserirsi nei tessuti sociali, tecniche per farlo, educazione politica, continuità di lavoro, strumenti culturali per leggere la società nella quale si vive.
Obama vuole nazionalizzare questa sua esperienza locale: ha costantemente spronato il suo staff affinché costruisse la migliore organizzazione politica degli Stati uniti. A causa del colore della sua pelle la sua candidatura è stata una scommessa, vinta grazie all’organizzazione ancor prima che al messaggio: al di là del chiacchiericcio mediatico, i simboli che non hanno gambe e sostanza [o che non parlano più alle persone] durano molto poco.
![Saul Alinsky: «Il più grande nemico della libertà individuale è l'individualismo in se stesso» [dal prologo a "Rules for Radicals", di cui è pubblicata la copertina all'edizione del 1971]](/mediamanager/sys.user/17932/Alinsky%20rulesradicals.jpg)
La sostanza è tanto nell’organizzazione e nelle tecniche che la determinano, quanto in un profilo culturale che riscopre parole d’ordine ed elementi culturali che hanno sempre fatto parte della tradizione democratica e liberal. È come se si fosse cercato di risvegliare il progressista dormiente - e il suo orgoglio - in ogni elettore democratico americano. In questo modo Barack Obama ha saputo dare uno sbocco al disagio sociale e all’insofferenza di questi ultimi anni, ha saputo mobilitare milioni di persone, come i piccoli finanziatori della campagna, le centinaia di migliaia di volontari [5 milioni di volontari | 3 milioni di singoli finanziatori, pari all'1% della popolazione USA].
Sul successo di questa campagna, sul suo mix di modernità e lavoro territoriale di base occorrerebbe davvero riflettere: che sia un progetto vero, ingenuo, oppure di semplice opportunismo, Barack Obama rappresenta oggi un movimento che va in senso contrario al ciclo della shock economy, verso l’inclusione sociale e politica. Un’impresa molto difficile perché, va ricordato, la democrazia più antica del mondo è la più scrupolosa nel rendere impraticabili i diritti dei propri cittadini.
Link map: saul alinsky|jimmy wales|democrazia in america|how this happened
28 dicembre 2008
Community organizer | Jimmy Wales
[ click | Il 15 giugno 2001 Jimmy Wales e Larry Sanger, suo caporedattore, crearono Wikipedia ]

Immagina un mondo in cui ciascuno possa avere libero accesso a tutto il patrimonio della conoscenza umana.
Gentile lettore,
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Wikipedia è differente da quasi tutti gli altri 50 siti più importanti. Noi abbiamo un piccolo numero di dipendenti stipendiati, solo 23. Il contenuto di Wikipedia può essere utilizzato liberamente da chiunque per qualunque scopo. Le nostre spese annuali sono meno di sei milioni di dollari.
Wikipedia è mantenuta in funzione, senza fini di lucro, dalla Wikimedia Foundation, che ho fondato nel 2003.
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Ma Wikipedia è più di un sito web. Noi abbiamo un obiettivo comune: Immagina un mondo in cui ciascuno possa avere libero accesso a tutto il patrimonio della conoscenza umana. Questo è il nostro scopo.
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Wikipedia è differente. È la più grande enciclopedia della storia, scritta da volontari. Proprio come in un parco naturale o in una scuola, crediamo che la pubblicità non dovrebbe essere presente su Wikipedia. Vogliamo mantenerla libera e forte, ma abbiamo bisogno del sostegno di migliaia di persone come te.
Ti invito ad unirti a noi: la tua donazione ci aiuterà a mantenere Wikipedia libera per tutto il mondo.
Grazie,
Jimmy Wales
Link map: jimbo|time rank|anderson|social media lab|donate
1 dicembre 2008
Dream team
Non la squadra presentata ieri da BHO. No. Se non per la rilevante discontinuità di un nero ministro della Giustizia. Si può immaginare cosa significhi, se si pensa che le fasce di popolazione più a disagio sono quelle maggiormente perseguite, spesso per carenza di difesa legale a fronte della pubblica accusa, non solo per statistica.
No. Il dream team di Obama è dislocato nel giacimento di 300.000 curriculum pervenuti dal sistema di social networking già all’opera, anche a supporto del transition team.
Sono pronto ad una scommessa: il nuovo think thank presidenziale emergerà dalla connessione di queste energie grassroot. 8.000 entreranno direttamente nell’Amministrazione. Gli altri saranno allertati per valutare, integrare, sondare politiche e soluzioni. Con le logiche proprie del knowledge management applicate all’economia della conoscenza, per spinta dall’ecosistema delle reti.
Link map: welcome to obama for america|holder|security cabinet|social media lab|grassroots cv|wired
12 novembre 2008
Word-of-mouth, passaparola...
[ click | Classe 1961, come Obama, Chris Anderson è il pronipote di uno dei fondatori del Movimento Anarchico Americano di fine ‘800. Suo nonno ha inventato un irrigatore automatico, suo padre era un operatore del telegrafo. Da ragazzo suonava in una punk-band. Forse segni del destino, perché sembrano gli ingredienti perfetti di quella cultura americana che ha generato, appunto, Wired, il magazine di quelli che vogliono cambiare il mondo. E poteva nascere e crescere solo lì, vicino, se non dentro, la Silicon Valley ]

«Quando sono diventato direttore di Wired nel 2001», racconta, «era la fine della bolla. Tutti pensavano che fosse finita. Ma ho scommesso che era solo l’inizio. Dovevo affrontare una sfida difficile: come mantenere l’integrità del magazine rivoluzionandolo. Dovevamo trasformare noi stessi».
E ce l’ha fatta, Chris Anderson: ha portato il giornale a sei nomination per il National Magazine Award, vincendo il primo premio per la General Excellence nel 2005 e nel 2007. Nell’aprile dello stesso anno è entrato anche nella “Time 100”, la lista di Time Magazine “di quegli uomini o donne il cui potere, talento o esempio morale sta trasformando il mondo”. Mica male.
A quei tempi aveva già pubblicato The Long Tail, apparso la prima volta in forma di articolo su Wired nell’ottobre 2004 e poi in libro nel luglio del 2006. Un’idea che spiega efficacemente le dinamiche digitali, e che oggi sta estendendo verso il “Free”. Su questo è lapidario. Diciamo da tempo che tutto ciò che può diventare digitale diventerà digitale. L’abbiamo visto dimostrato innumerevoli volte. Non solo i prodotti in qualsiasi modo legati all’informazione, e cioè immateriali, ma anche i processi - e in questo caso, invece, il modello si applica a qualunque contesto. Come diceva Kevin Kelly: “Ogni processo ripetitivo può essere automatizzato, e quindi digitalizzato”. «E tutto ciò che è digitale diventerà “free”», gratuito o quantomeno aperto, aggiunge Anderson.
Non è una distruzione di valore. È un cambiamento di sistema. Produzione, movimentazione e commercio mica smettono di esistere. Ma cambiano le modalità. Certo a qualcuno non farà piacere, specie se questo qualcuno fa conto sulla capacità di intercettare passaggi, intermediare momenti di catene del valore. Questo non sarà più possibile, a meno che non si inventino nuove forme di re-mediazione che aggiungano valore. Ma la catena, come già avvenuto in altri contesti, è destinata a spezzarsi, sostituita da una rete di collegamenti. Bisogna prenderne atto: a Genova c’è ancora qualcuno che ce l’ha con Cristoforo Colombo per l’apertura delle rotte atlantiche, ma cosa vuoi farci. Succede.
E noi? “Cosa pensa del modello italiano?”, gli chiedo, col dubbio di fare una domanda scontata. Ma la sua risposta scontata non sembra affatto: «Le Piccole Medie Imprese saranno il futuro. Il modello italiano può essere quello principale per il 21° secolo», perché i “luoghi economici” in cui si creerà maggior valore sono le “nicchie”. Sì, è vero, «L’Italia ha sofferto per un accesso inefficiente [alla Rete e ai mercati internazionali, ndr]», afferma, «ma avete fatto lo stesso un lavoro eccellente». E ora c’è la chance di Internet che offre un accesso paritario alla concorrenza internazionale, perché è un «Complete leveler». Difficile da tradurre senza pensare alle parole di Totò, ma il senso è ben diverso, e piuttosto chiaro. Livella le barriere all’accesso, offrendo - potenzialmente - eguali opportunità.
Si tratta di «Dominare le nicchie e lavorare per il mondo piatto», perché «lavorare per le nicchie significa essere autentici, reali, molto focalizzati e in contatto diretto con i clienti, perennemente sostenuti dal word-of-mouth, il passaparola». Non solo, ci permettiamo di aggiungere: chi altri se non le PMI italiane, quelle vere, hanno saputo esprimere eccellenza nel capire come sono fatte le cose, conoscere il mondo, cambiarlo?
Guarda in basso Inventiva, ingegneria e telecomunicazioni. Un così curioso parallelo con la sua storia di famiglia. Aggiungi a questo che «Nel 21° secolo ognuno può trovare la sua economia di scala», chiude Anderson, e le prime indicazioni ci sono. Si tratta di non guardare sempre in su, ai più grandi, ma in giù, verso la coda, i piccoli esempi di eccellenza che pullulano sul territorio italiano. E metterli in grado di lavorare, di muoversi, di aprire le prospettive. Di cambiare il mondo.
Link map: wired|kevin|barack|ideo|kadima trentina|chris anderson
28 luglio 2008
Vallerani System
Tecnologie a basso costo ed alto rendimento.
Un sistema di semina per terreni aridi
Qual è l’idea? Gli aratri, ne ha due diversi a seconda della natura del terreno, scavano la terra in modo che la rara pioggia non scappi via: l’acqua deve restare nel solco, a sostenere i semi che daranno piante solide e forti. «E’ talmente facile che non tutti lo accettano. Per esempio la semina diretta è una cosa che non piace a molti». Lui non lo dice, ma si intuisce che la polemica gira intorno al business dei vivai per l’agricoltura del terzo mondo: miliardi di euro. Invece il «sistema Vallerani» costa poco, non sposta né denaro né persone, usa quello che trova e dà lavoro alla gente del posto: per un ettaro bastano tra i trenta e i cento euro.
Quando l’agricoltore del deserto racconta delle distese aride che soffocano il pianeta ha solo una certezza: «Possiamo vincerle. Ce la si fa». Capelli bianchi candidi, vitale come solo un’ottantenne riesce a stupire, Venanzio Vallerani elenca nomi di politici illustri del suo nuovo progetto con il ministero dell’Ambiente.
Da luglio il «Vallerani System» è in Cina, dove «fanno paura per quanto imparano in fretta». Gli è stata affidata un’azienda statale di 22 chilometri quadrati. E’ vero: si può avere un progetto a 84 anni: e l’ultimo di Vallerani è così enorme che non vuole parlarne, chissà se lo crederanno pazzo, «ma io campo fino a 150 anni, ho fatto un patto con Dio…». Da sotto le carte spunta un disegno: è l’Africa con una grande cintura verde dal Niger a Gibuti.
[ click ]
![Radice a 25 giorni dalla semina: gli aratri [Venanzio Vallerani ne ha progettati due, diversi a seconda della natura del terreno] scavano la terra in modo che la rara pioggia non scappi via: l’acqua deve restare nel solco, a sostenere i semi che daranno piante solide e forti.](/mediamanager/sys.user/17932/Radice%20a%2025%20giorni%20dalla%20semina.jpg)
Tecnologie ad alto costo ed alto rendimento.
Signor Chris Anderson, ci insegni a essere ottimisti
«Bisogna fare una premessa: il problema principale è la gestione dei media, del tipo di notizie da cui veniamo inondati. Disastri naturali, attacchi terroristici, tragedie, ci vengono serviti senza sosta. La percezione generale è che le cose vadano male. Però non è così. Non sempre il terrore dell’apocalisse imminente è giustificato. Esistono motivi veri per essere ottimisti. Nel momento in cui ti rendi conto che ti hanno fatto il lavaggio del cervello, allora ti fai coraggio ed esci dall’ombra per trovare un po’ di verità. Le faccio un esempio: un anno fa The Human Security Report ha pubblicato una statistica che prova come i conflitti nel pianeta siano calati del 40 per cento negli ultimi dieci anni. E, naturalmente, nessuno ne ha fatto cenno. I massacri hanno molta più presa sulla psicologia della gente. Ci stanno depistando».
Ci indichi un obiettivo ragionevole
«La combinazione di tecnologia, media e crescita economica, nel lungo termine, avrà un effetto forte su persone che oggi sono escluse dal benessere. In mezzo secolo, i grandi problemi saranno meglio compresi da un numero maggiore di esseri umani e quindi affrontati con più senso comune».
C’è un gadget che la intriga particolarmente?
«Non proprio. Amo la tecnologia in generale, trovo affascinante il concetto della banda larga con possibilità, per tutti, di connettersi ovunque».
Link map: deserto verde|84enne|vallerani system|un cuore docile|emergency|ted
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