Diario
18 maggio 2009
Caro D[i]ario
[ Il post è pubblicato per la rubrica Apologetica del sito-rivista fulminiesaette.it ]

In serata ospite all’Infedele, di Gad Lerner, Dario Franceschini è sempre stato il migliore: della sua generazione di giovani dc della sinistra del partito. Quella che nel 1984 lo cooptava nella direzione nazionale, in congressi pagati dal segretario amministrativo in amene località ed alberghi a più stelle. Lanciano, quell’anno. Nella sua scia c’erano Enrico Letta, Lapo Pistelli, più giovani di lui. E Renzo Lusetti, scelto da un Mastella dominus per procura demitiana a sbrigare le faccende dei giovani che non riuscivano a trovare un delegato nazionale, epigono minore del segretario nazionale. Ovviamente Dario era una spanna sopra Renzo. Ed i congressi erano feroci. Angelo Belmonte - oggi vicedirettore del tg3, seguì proprio quello, da inviato rai.
Certo i ricordi possono caricarsi di impressioni sopraggiunte, ma essendoci a quel congresso ed a svariati successivi, ricevevo la netta sensazione di un ragazzo appassionato e colto. Cresciuto nell’Emilia che più rossa non si poteva. Quindi all’opposizione, in un partito che si confondeva con lo Stato, oltre che con lo status quo.
Mi sorprende che sia emerso alla visibilità pubblica nazionale solo di recente, considerando che un suo coetaneo di circa 3 anni più giovane è il Presidente degli Stati Uniti d’America. Peraltro primo inquilino di colore ad essere introdotto nella più complicata plancia di comando al mondo, durante la più pesante crisi sistemica dal 1929 in avanti: cinquantenne abbondante lui, meno che quarantottenne Obama.
Pertanto che provi disperatamente a rimettere in asse la navigazione priva di bussola del pd veltroniano non mi sorprende. È efficace nel trovare sempre la malta a presa rapida per attaccare alle proprie inadeguatezze il premier più amato dagli italiani [a suo dire, ma si sa che Silvio Berlusconi è inguaribilmente bugiardo]. E risalendo il fiume controcorrente, nella stessa condizione conosciuta da giovane politico in erba: in territorio ostile, presidiato da supermaggioranze assembleari avverse e meccanismi decisionali ipergerarchici, per non dire direttoriali. E senza nemmeno la parvenza dell’assemblearismo da comitato centrale di matrice comunista: qualcosa che, in termini di processo, poteva somigliare ad una forma di democrazia dal basso o partecipativa.
Un uomo potentissimo, in termini di rapporti di forza e mezzi, almeno quanto inadeguato al ruolo. Che infatti non è capace di assumere fino in fondo. Cioè con responsabilità pubblica. Democristiano atipico ma assolutamente dotato di fauci acuminate, Dario Franceschini realizza ed eserciterà una pressione costante sul premier, utilizzando una tecnica di comunicazione nuova di zecca: non disponendo di fuoco sufficiente, ne preleva dall’avversario rifrangendolo sul suo corpo stanco. L’artefatto si chiama specchio ustorio e la sua tecnologia si deve ad un geniale stratega non militare vissuto durante il iii secolo a.c., Archimede di Siracusa detto pitagorico. Storia antica.
Che scalfisca l’intoccabilità carismatica berlusconiana, è probabile. Che sia anche efficace, da dimostrare. Che sia nelle corde di Dario, nel suo stile apparentemente impulsivo, è certo.
3 marzo 2008
Probabilmente oggi e' la fine della fine della prima Repubblica
“Sembra che io sia il male del paese, pazienza. Se eliminato il male, eliminato Mastella attraverso artifizi politico-giudiziari si risolvono i problemi dell'Italia sono contento”. Lo dice il leader dell'Uduer, Clemente Mastella, intervistato da Maurizio Belpietro per Panorama del giorno su Canale5.
Si aspettava di essere isolato da tutti? Chiede Belpietro e Mastella risponde: “la verita' il modo in cui i partiti stanno promuovendo azioni da una parte e dall'altra e' un modo che non immaginavo”. Il capogruppo all Camera Mauro Fabris lascia l'Udeur? “A questo punto non lo so. Vedo che anche il senatore Barbato per il Cavalier Berlusconi aveva detto che mai sarebbe stato candidato pare che utilizzi -dice l'ex Guardasigilli- il taxi dell'Mpa. Siamo ad un livello morale incredibile. Non e' questo il problema pero'. Voglio ricordare che la caduta del governo era nei fatti. In quella circostanza anche se io avessi votato a favore c'erano altri cinque senatori che votavano contro, quindi la maggioranza non c'era piu'. Era finita un'esperienza di governo, era finito un ciclo”.
Alla domanda se anche gli ex Dc hanno chiuso a la porta in faccia, Clemente Mastella risponde: “chiuso la porta in faccia? Per quanto mi riguarda nessuno mi ha chiuso la porta in faccia. Uno discute e verifica che esistono le condizioni o no. Attraverso i giornali, i media passa la definizione di Mastella come il male del paese, un tipo di politica asservita la potere. Dopodiche' si scopre che pur avendo fatto parte di questo non ho avuto una nomina da questo governo una che fosse una, e sfido chiunque a dire il contrario: e' ovvio che io appartengo ad un tipo di politica che e' non soltanto la mia. Esce di scena Amato, De Mita per certi aspetti. Probabilmente oggi e' la fine della fine della prima Repubblica. Nessun problema”.
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Mastella è il sogno di qualsiasi autore satirico. « Uno straordinario pezzo comico, quel suo “Mi dimetto per amore”. Ma anche Casini ultimamente ci dà tante soddisfazioni ».
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15 febbraio 2008
Il piastrellista è preoccupato
E lastrica di buone intenzioni le vie dell’inferno.
Il suo.
14 feb 21:16 Politica
ROMA - "Al momento nessuno spiraglio". Lo dicono stasera fonti dell'Udc sui tentativi di riconciliazione con Berlusconi. Una medizione tra i due - riferiscono le stesse fonti - sarebbe stata tentata dal cardinale Ruini in persona. Spunta anche l'ipotesi - avanzata dal leader Mpa Lombardo, di una sorta di Lega meridionale con l'Udeur federata al centrodestra, ma non trova finora conferme. Berlusconi avrebbe rifiutato l'ultima offerta Udc, quella di una lista federata dei centristi con il riferimento alla sua candidatura a premier [flashnews24].
Ed il loro.
14 feb 19:23 Udeur polemizza con Tremonti
''Non sarà certo Tremonti a stabilire con chi dovrà stare l'Udeur alle prossime elezioni politiche. Decideremo noi con chi stare perche', come sempre, staremo con la nostra gente, specialmente quella del Sud che nel recente passato e anche, da quello che si annuncia, per il futuro rischia di essere penalizzata da alcune politiche economiche creative''. Così la segreteria dell'Udeur risponde a Giulio Tremonti.
14 feb 11:48 L'Udeur stoppa la riforma dei regolamenti parlamentari
La riforma dei regolamenti parlamentari, in questa legislatura, non si farà. Oggi in conferenza dei capigruppo di Montecitorio è tornata la richiesta bipartisan di metter mano, prima del voto, alle regole dei lavori della camera, ma è arrivato lo stop dell'Udeur che vanifica un'ipotesi di lavoro che necessitava dell'unanimità.
14 feb Esigenze di cautela assolutamente «urgenti», illeciti di carattere «sistemico», anzi un «sistema di potere che persegue istituzionalmente interessi privati». Sono i motivi che spingono il Tribunale del Riesame di Napoli a disporre l’obbligo di dimora a carico di Sandra Lonardo, superando per severità anche la Procura di Napoli, che per la moglie dell’ex ministro della Giustizia aveva chiesto la revoca dei domiciliari per «sopravvenuta carenza di esigenze cautelari». Il provvedimento è quello dello scorso 29 gennaio - giudici Maria Rosaria Cosentini, Annalisa De Tollis e Michele Mazzeo - che ha perso efficacia pochi giorni dopo, quando il caso è finito per competenza territoriale dinanzi al gip di Napoli.
13 feb Rocco Buttiglione: «La lista Ferrara anti-abortista è fatta per colpirci: ruba voti a noi e non certo al Pdl. E Giuliano l’ha fatta in combutta con il Cavaliere». Berlusconi dice di non condividere Ferrara, ma Casini è pronto a scommettere il contrario.
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4 febbraio 2008
Il gioco dell'oca meritocratica
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Ha pregato a Pietrelcina, nel luogo dove comparvero per la prima volta le stimmate a Padre Pio, ha ripreso il suo posto in Consiglio regionale accolta da applausi e fasci di fiori, ha raccontato le sue sensazioni di donna e politico privata della libertà [“un incubo che sto superando grazie alla fede”, al blogger spuntano le lacrime, nda] e infine ha festeggiato con le sue amiche di Ceppaloni, le stesse che da quando è stata travolta dal ciclone non le hanno mai fatto mancare il sostegno.
Così Sandra Lonardo Mastella ha trascorso il primo giorno di ritrovata libertà, dopo averne vissuti diciotto tra arresti domiciliari e obbligo di dimora: “Sono serenissima e tranquilla - rassicura subito - ho la coscienza a posto” e ricorre al Vangelo dicendo “La raccomandazione non è un reato e - in ogni caso - chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
Proclama la sua innocenza, Sandra Mastella, esprime fiducia nella magistratura e si dice convinta di “pagare un prezzo altissimo per aver voluto la meritocrazia nel Palazzo”. “Nella mia vicenda -sottolinea - c'é tanta millanteria. La vita di ogni politico è piena di gente che millanta”.
E a chi le dice di non mollare, prima di salutare provata dalla lunga giornata confida: “Non c'é notte troppo lunga da non vedere l'alba. Come si dice a Napoli? Adda passà 'a nuttata”.
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24 gennaio 2008
L’UDEUR si spacca
La scissione dell'atomo
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15:29 Mastella: chi non vota con me è fuori da Udeur
"Cusumano? Chi vota come noi, come me e Barbato, è nel partito [n. 2 voti, ndr]. Chi vota contro, è fuori dal partito. E' evidente" dice Clemente Mastella. L'ex guardasigilli risponde così quando gli chiedono di commentare un eventuale sostegno da parte del suo senatore Nuccio Cusumano [n. 1 voto, ndr] all'esecutivo.
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22 gennaio 2008
Così fan tutti [prequel]
Mastella è almeno innocente.
Ed, al più, colpevole.
Quelle parole, mozartiane, non suonano sinistramente simili all’atto d’accusa dei magistrati di Santa Maria Capua Vetere? E può, Clemente Mastella, essere considerato l’artefice unico di questo sistema diffuso e canceroso di cointeressenze reciproche, contrattate per partecipare alla dissipazione sistematica di fiumi di danaro pubblico? Può il cittadino medio che vota ed esprime la propria scelta di ceto politico chiamarsi fuori dalle accuse formulate dal pubblico ministero? È vittima o correo?
La destra che ha per 13 anni retto le sorti dell’amministrazione comunale di Benevento ha forse adottato un approccio differente? Espresso una linea alternativa? Di Bassolino, di lui, il campione della comunicazione istituzionale: si sono perse le tracce, sotto i tumuli di spazzatura che stanno cancellando l’omologo sistema di potere, fondato sul centralismo regionalista.
Se non fosse che il difetto è indistinguibile dalle responsabilità che attraversano le società locali, di quella palude fetida che chiamiamo Mezzogiorno. Non è decapitando l’UDEUR di Clemente Mastella che, cambiati i musicanti, ci sia speranza che cambi anche la musica.
Mastella è almeno innocente. Ed, al più, colpevole.
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21 gennaio 2008
L'assist preterintenzionale
Quello di Clemente Mastella è l’ultimo bluff di una carriera politica giunta al capolinea.
Nulla di quanto trapelato dalle inchieste promosse dalla procura di Santa Maria Capua Vetere può considerarsi destituito di fondamento. È tutto vero quanto viene indicato nelle ordinanze di custodia cautelare. Nulla di forzato, se non per difetto. È risaputo ed i nomi e cognomi circolati, dal consuocero Carlo Camilleri in giù ed in su, costituiscono null’altro che la nervatura del partito familiare di Clemente. Consuocero, moglie, cognato, annessi e connessi inclusi.
Anzi, per semplificare la geografia emersa dalle indagini della magistratura, indipendentemente dal rilievo penale dei comportamenti rubricati quali reato, si può considerare che sia stato arrestato non un indagato eccellente, o più indagati correi, quanto il meccano clientelare/familiare dell’UDEUR. Oggi l’UDEUR non esiste più. Come il suo piccolo manovratore, è un ectoplasma che perde consistenza fino a diventare pura rappresentazione mediatica. Ovviamente al Vespasiano della TV di status.
Ma solo una settimana fa questo blog aveva illustrato, grazie a Mario Parente, compaesano di Mastella, allievo di Vittorio Foa, a cosa è ridotta la democrazia nel Sud. I magistrati che hanno sferrato la violentissima rasoiata al ministro della giustizia in carica sapevano bene dove ficcare mani, microspie, trappole ed investigatori. Come sa qualunque beneventano medio, appena appena informato dei fatti.
Azzerando il triangolo Lonardo [Sandra, la moglie], Abbamonte [il legale di famiglia per gli affari regionali, assessore di Bassolino], Camilleri [il consuocero collettore] l’UDEUR s’è fermata. Il mulinare di Clemente non può reggere ad uno stallo prolungato, precipiterebbe, è già precipitato. Questo il motivo dell’uscita dalla maggioranza votata dagli elettori nel 2006. Più ancora della riforma della legge elettorale.
Lo scenario è quello del tanto peggio tanto meglio. Muoia Sansone con tutti i filistei. Ma Sansone muore. E Clemente non è Sansone.
Ha scommesso sullo scioglimento delle assemblee e, c’è da giurarci, sul diritto di tribuna già negoziato con Silvio Berlusconi [per la benevole approvazione del cardinale vicario di Roma Camillo Ruini].
L’assist preterintenzionale a Romano Prodi è nella dinamica che, verosimilmente, condurrà alla presa d’atto della crisi in Parlamento. Ma non esistono maggioranze alternative ed incombe la crisi dell’economia mondiale annunciata dai corsi di borsa di ore e giorni appena scanditi. Ed il Presidente della Repubblica si opporrà allo scioglimento delle camere senza una nuova legge elettorale che rimuovesse le trappole ad orologeria piazzate da un altro uomo del passato, che gioca la sua partita della vita: Silvio Berlusconi.
Nessuno può dire con esattezza cosa accadrà. È necessario scoprire il bluff e spingere la forza d’inerzia della vicenda parlamentare fino in fondo.
Link map: bucket list|vespasiano|vittorio foa|sud|sansone|ruini|borse in picchiata|eurispes|vaticano
19 gennaio 2008
Così fan tutti
« Contemporaneamente [agisce] l’espropriazione della democrazia come forma di governo e la necessità della democrazia come meccanismo di legittimazione del potere. Tale sistema per organizzarsi e riprodursi ha bisogno del massimo possibile di consenso e del minimo possibile di partecipazione e controllo.
Il Mezzogiorno allora è e, come si usa dire, fa sistema. Insomma è un area con una sua propria autonomia, basata sulla distruzione di ogni forma di autonomia dei vari soggetti in essa presenti. Il rapporto non avviene solo e principalmente sul piano dello scambio ma della compartecipazione, dell’appartenenza. Non esiste solo il cliente ma il complice politico ».

« I vari soggetti gestiscono unitariamente il Mezzogiorno attraverso l’appropriazione delle risorse economiche, delle funzioni pubbliche, l’annullamento del controllo sociale ed il parallelo rigido controllo su tutto. Il sociale o la società nel suo complesso non deve più controllare niente ma deve essere solo e totalmente controllato e così può partecipare alla divisone della ricchezza e dei suoi benefici ».

« Insomma nel Mezzogiorno, a me sembra, siamo dinanzi ad una quasi inesistente autonomia del sociale, ad una altrettanto inesistente autonomia delle istituzioni, ad una forte dominanza della illegalità e della discrezionalità personale, ad un ruolo, nello stesso momento, di organizzazione, cementificazione e legittimazione di tale elementi in sistema di potere, della politica ».
[ clicca sulle immagini ]

« Se è così non è solo da indagare allora sui rapporti tra politica ed illegalità con riferimento a singoli , gruppi e via dicendo ma alla omologazione dei modelli organizzativi tra i partiti e le stesse organizzazioni malavitose.
Ciò che li unisce è il rigido controllo sul territorio e del territorio attraverso una serie di mandati strutturati in una rigida gerarchizzazione dei ruoli e delle responsabilità. Il clan, in effetti. E lo stesso confronto politico assume sempre più le forme di una lotta tra clan per il controllo del territorio e la conquista del potere di “comando” ».
Link map: mario parente sud 1|stella|mp sud 2|annunziata|mp sud 3|merlo|wikisource
16 gennaio 2008
The Bucket List
21 ottobre 2007
Mi hanno fermato sul traguardo
Perché? «E’ normale che quando chiudo inchieste su omicidi, traffici di droga e di esseri umani ricevo il plauso delle istituzioni, quando invece indago sui rapporti opachi tra politica, istituzioni, appalti e fiumi di risorse pubbliche divento un soggetto socialmente pericoloso? Via “Poseidone”, via “Why Not” e poi il trasferimento cautelare. Quali conclusioni devo trarre? Non ci sono più le condizioni perché possa lavorare nella normalità, soprattutto quando si toccano certi interessi».
Non esagera nel dire che siamo alla fine dell’autonomia e indipendenza della magistratura e dello Stato diritto? «Ci stiamo avviando al crollo dello Stato di diritto e, per quanto riguarda il mio caso, alla fine dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura come potere diffuso».
Oggi la magistratura è più forte o più debole? «Più debole per via delle riforme legislative e poi perché una parte si è messa in sonno».
Lei è d’accordo con la separazione delle carriere? «Se vi fossero delle garanzie costituzionali, sì».
Dovendo fare un bilancio, non trova nessuno spunto di autocritica da fare? «Lavorando in queste condizioni impossibili e in questo contesto ambientale, di errori ne avrò anche fatti. Devo dire con onestà che non ho nulla da rimproverarmi se non quello che per il lavoro ho trascurato gli affetti familiari».
Lei è incompatibile con Catanzaro o è Catanzaro ad essere incompatibile con lei? «Sono incompatibile con una parte del sistema giudiziario calabrese e con una fetta consistente del sistema che governa questa regione. Non lo sono con una quota significativa della magistratura e, soprattutto, con la maggioranza della società civile e la sua proiezione politica. Che ha capito che l’unico movente che mi ha spinto nella mia attività è la ricerca della verità».
Mettiamola così: io penso che Mastella e Prodi con l'inchiesta di De Magistris c'entrino come i cavoli a merenda, o come i correi di comodo di poteri locali, "mafiosi" e "rispettabili", molto più radicati ed invisibili.
Male ha fatto De Magistris ad alzare l'asticella che ha fatto precipitare la trave dell'inchiesta che conduceva, e puntualmente, gli hanno sottratto. Ha difettato di tattica o forse è voluto uscirne senza pagare dazio. Malissimo ha fatto il governo a reagire in preda ad una logica di accerchiamento. Di cui De Magistris non è il ferro di lancia.
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