Diario
31 dicembre 2008
We [noi]
[ click | TIME’s Person of the Year '08 ]

Fin troppo banale indicare in Obama il personaggio dell’anno 2008. Una svista del più noto tra i settimanali americani, Time, che nel 2006 aveva visto lungo, incoronando me, e te, e loro, i naviganti del web, singolarmente presi, quali icone dell’anno: You.
Sarebbe bastato declinare You [tu, voi] in We [noi] per interpretare come un’impronta digitale il senso stesso dell’elezione di Barack Hussein Obama alla Casa Bianca. Primo presidente veramente designato da un collegio elettorale globale, per procura ai cittadini iscritti nelle liste dei 50 stati USA chiamati alle urne.
We [noi], non singolarmente presi, ma come individui che formano una comunità più larga. Più di un social network, ben più di una rete. Di cui ci si accorge. Da cui non è semplice distogliere lo sguardo.
Link map: it's time|obama's nation of hope|you|bho|watershed|accorgendosi
29 dicembre 2008
Community organizer | Saul Alinsky
[ clicca sulle immagini | Saul Alinsky was born in Chicago in 1909 to Russian Jewish immigrant parents, the only surviving son of Benjamin Alinsky's second marriage to Sarah Tannenbaum Alinsky. He started at the University of Chicago in 1926, and eventually received a graduate fellowship in sociology, but didn't complete it ]

L’elemento che in Italia è stato analizzato poco o niente - allo scopo di farne tesoro - è quello del modello organizzativo della vittoria di Obama.
Mentre i partiti italiani si cesarizzano o si polverizzano, in America si procede a un’europeizzazione del sistema dei partiti, sempre più distinti nelle opzioni culturali e ideologiche, sempre più organizzati su una base di stabilità e continuità di lavoro tra un’elezione e l’altra [fino a poco tempo fa i partiti erano mere agenzie di sostegno elettorale a imprenditori politici che utilizzavano il franchising repubblicano o democratico].
Lo stesso Howard Dean aveva detto delle presidenziali: «Bisogna far finta che sia un’elezione diretta». Intendendo dire che ogni voto conta, che bisogna essere presenti ovunque anche dove non c’è speranza di prendere lo Stato e i relativi grandi elettori [negli Stati Uniti chi vince lo Stato, porta a casa tutti i delegati, tranne in uno]. E poi, cosa importante per uno che ha fatto le primarie del 2004 usando benissimo il web e le nuove tecnologie, Dean ha detto «Basta Tv, facciamo il porta a porta». Non esattamente il modello di politica americana che noi immaginiamo, dove il lavoro organizzativo di base è stare nei quartieri, esserci, parlare.
Obama ha cominciato la sua carriera politica come community organizer nei ghetti di Chicago, seguendo gli insegnamenti di un radicale non marxista come Saul Alinsky. Laddove il rapporto con la politica si riduce al voto di scambio o non esiste, le reti sociali di un quartiere o di una città vanno ricostruite su basi nuove: non bastano [o non sono credibili, o non esistono…] i partiti, servono persone inserite o capaci di inserirsi nei tessuti sociali, tecniche per farlo, educazione politica, continuità di lavoro, strumenti culturali per leggere la società nella quale si vive.
Obama vuole nazionalizzare questa sua esperienza locale: ha costantemente spronato il suo staff affinché costruisse la migliore organizzazione politica degli Stati uniti. A causa del colore della sua pelle la sua candidatura è stata una scommessa, vinta grazie all’organizzazione ancor prima che al messaggio: al di là del chiacchiericcio mediatico, i simboli che non hanno gambe e sostanza [o che non parlano più alle persone] durano molto poco.
![Saul Alinsky: «Il più grande nemico della libertà individuale è l'individualismo in se stesso» [dal prologo a "Rules for Radicals", di cui è pubblicata la copertina all'edizione del 1971]](/mediamanager/sys.user/17932/Alinsky%20rulesradicals.jpg)
La sostanza è tanto nell’organizzazione e nelle tecniche che la determinano, quanto in un profilo culturale che riscopre parole d’ordine ed elementi culturali che hanno sempre fatto parte della tradizione democratica e liberal. È come se si fosse cercato di risvegliare il progressista dormiente - e il suo orgoglio - in ogni elettore democratico americano. In questo modo Barack Obama ha saputo dare uno sbocco al disagio sociale e all’insofferenza di questi ultimi anni, ha saputo mobilitare milioni di persone, come i piccoli finanziatori della campagna, le centinaia di migliaia di volontari [5 milioni di volontari | 3 milioni di singoli finanziatori, pari all'1% della popolazione USA].
Sul successo di questa campagna, sul suo mix di modernità e lavoro territoriale di base occorrerebbe davvero riflettere: che sia un progetto vero, ingenuo, oppure di semplice opportunismo, Barack Obama rappresenta oggi un movimento che va in senso contrario al ciclo della shock economy, verso l’inclusione sociale e politica. Un’impresa molto difficile perché, va ricordato, la democrazia più antica del mondo è la più scrupolosa nel rendere impraticabili i diritti dei propri cittadini.
Link map: saul alinsky|jimmy wales|democrazia in america|how this happened
28 dicembre 2008
Community organizer | Jimmy Wales
[ click | Il 15 giugno 2001 Jimmy Wales e Larry Sanger, suo caporedattore, crearono Wikipedia ]

Immagina un mondo in cui ciascuno possa avere libero accesso a tutto il patrimonio della conoscenza umana.
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Grazie,
Jimmy Wales
Link map: jimbo|time rank|anderson|social media lab|donate
5 dicembre 2008
november 5th, 2008 | watershed
[ Il primo post dedicato al futuro presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Hussein Obama, data l’8 gennaio 2008 | clicca sulle immagini ]
![Barack Obama, Sasha, Malia [le figlie] e Michelle [la moglie], ringraziano la sterminata folla di supporter riunita a Grant Park, il 5 novembre scorso](/mediamanager/sys.user/17932/Obama%20wins%20a%2008XI04.jpg)
Chi frequenta questo blog sa della netta preferenza espressa, fin dalla vittoria alle primarie Dem in Iowa, per Barack Hussein Obama. Sa soprattutto che non considero la sua elezione un evento tra gli altri, ma proprio il momento che gli storici individueranno per tracciare la cesura tra il novecento ed il XXI secolo. Un primo approccio ai cambiamenti tecnosociali che vedrà chi vivrà, nemmeno tanto a lungo termine, il III millennio.
In qualche occasione mi sono spinto ad ipotizzare un salto evoluzionistico della specie umana. Determinato dalla crescita di quanto il gesuita Pierre Teilhard de Chardin avrebbe forse attribuito al concetto di noosfera. Ovvero la progressiva connessione tra sistemi di pensiero:
I. accelerata dalla miniaturizzazione degli apparati tecnologici [sempre più simili a sinapsi cerebrali]
II. indotta dalle profonde trasformazioni che interverranno grazie alle biotecnologie ed alla lotta alla malattia condotta a livello di biotessuti [conseguente alla progressiva decodificazione della doppia elica del DNA, ed alle applicazioni che ne seguiranno, che vieppiù richiederanno un surplus di responsabilità in capo ai sistemi di interessi che ne possiederanno i brevetti ed il know how]
III. spinta dall’influenza che gli ambienti di social networking eserciteranno sulla struttura del pensiero umano, sulla sua sedimentazione in sequenze di apprendimento ed in relazione alla propria espansione nelle prassi organizzative [parliamo di oggi e di un domani già in fieri o, secondo il neologismo che propongo, di weltansharing].

Questo spartiacque [watershed] coinciderà simbolicamente con la data del 5 novembre 2008, prequel della presidenza Obama. Non per i poteri taumaturgici attribuiti ai re medievali, ma per effetto di transizione, del primo switch-off tra dinamiche sociali analogiche e movimenti evolutivi incorporati dall’ecologia delle reti.
Né senza contraddizioni e spinte contrastanti. Non appianando magicamente le fossé temporel, come immaginate da Joël de Rosnay [il gap creato dall'accelerazione delle economie avanzate].
Link map: social media lab|grassroot watershed|homo noeticus|re taumaturghi|fossé temporel
1 dicembre 2008
Dream team
Non la squadra presentata ieri da BHO. No. Se non per la rilevante discontinuità di un nero ministro della Giustizia. Si può immaginare cosa significhi, se si pensa che le fasce di popolazione più a disagio sono quelle maggiormente perseguite, spesso per carenza di difesa legale a fronte della pubblica accusa, non solo per statistica.
No. Il dream team di Obama è dislocato nel giacimento di 300.000 curriculum pervenuti dal sistema di social networking già all’opera, anche a supporto del transition team.
Sono pronto ad una scommessa: il nuovo think thank presidenziale emergerà dalla connessione di queste energie grassroot. 8.000 entreranno direttamente nell’Amministrazione. Gli altri saranno allertati per valutare, integrare, sondare politiche e soluzioni. Con le logiche proprie del knowledge management applicate all’economia della conoscenza, per spinta dall’ecosistema delle reti.
Link map: welcome to obama for america|holder|security cabinet|social media lab|grassroots cv|wired
9 novembre 2008
Social Media Lab
[ click | Il primo post dedicato al futuro presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Hussein Obama, data l’8 gennaio 2008, esattamente 11 mesi fa. Lo ripropongo ]
![Questo logo è stato realizzato con un semplice logobama creator, reso disponibile dalla campagna di Obama a scopo di autofinanziamento su www.logobama.com [ogni utente può personalizzarlo inserendovi un'immagine di proprio gradimento]](/mediamanager/sys.user/17932/Logobamum.jpg)
[ Barack Hussein Obama vince nei caucus dell'Iowa ]
Barack Hussein:
come trasformare un nome ingombrante in
un messaggio elettorale dotato di appeal.
A lezione di comunicazione politica, nell’uso dei social media.
[ Forniva una delle chiavi per comprendere - allora - l’alba del fenomeno Obama: che rovesciava sistematicamente tutti i temi della paura inoculata dall’assonanza Osama|Obama ed Hussein|islamismo, secondo le strategie consolidate della destra repubblicana; in elementi neutri, armi spuntate o addirittura in punti di forza. Lui, un mutt, un incrocio di razze, ”come sono io” - afferma oggi, sdrammatizzando con una parola sola tutta la retorica debordante del ”nero alla Casa Bianca” -.
Nei prossimi giorni proverò a spiegare perché, dal mio punto di vista, non fallirà. C’entra molto la cultura grassroots. La formazione del consenso dal basso, possibile grazie al social networking, e ad una visione del mondo diversa - weltansharing, l’ho definita - basata sull’intelligenza rizomatica. Che ha consentito al 44° presidente eletto degli USA di svincolarsi dall’abbraccio mortale delle lobby delle armi e della guerra, o delle assicurazioni e della finanza rapace. Raccogliendo a suon di microfinanzamenti - taglio medio 100 $ canalizzato dalla rete - poco meno di 700.000.000 di $: il più alto importo di sempre nelle campagne elettorali presidenziali, per il più alto numero di volontari - 3.000.000 - che sul territorio hanno bussato molte volte molte porte. Decidendo l’esito finale delle campagne elettorali, contro l’establishment democratico clintoniano prima e quello repubblicano, poi ]
Link map: welcome to obama for america|iowa|wikipedia|social media lab|myspace|grassroots|weltansharing|speaking to u.s.
4 gennaio 2008
Welcome to Obama for America

Barack Hussein:
come trasformare un nome ingombrante in
un messaggio elettorale dotato di appeal.
A lezione di comunicazione politica, nell’uso dei social media.
[ Barack Hussein Obama vince nei caucus dell'Iowa ]
Link map: wikipedia|social media lab|myspace|iowa
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