Diario
25 ottobre 2008
Sotto-fondo
[ click | ”Il conservatore moderno è impegnato in uno dei più antichi, umanissimi esercizi di filosofia morale, cioè la ricerca di una superiore giustificazione morale per l'egoismo”, ha sentenziato icasticamente l’economista John Kenneth Galbraith, in uno dei suoi più noti apologhi ]
![The modern conservative is engaged in one of man's oldest exercises in moral philosophy; that is, the search for a superior moral justification for selfishness [John Kenneth Galbraith]](/mediamanager/sys.user/17932/Debate%207%20Obamc%20economy%20polls.jpg)
Per tutti rimane il danno rovinoso innescato dalla finanza detta creativa, dai suoi artifici tecnici e dai suoi più spericolati clienti, che ora grava sull'economia internazionale. Sull'argomento viene ricordata proprio in questi giorni una celebre massima di John Galbraith: «È bene che ogni tanto i soldi vengano separati dagli imbecilli». Ma pagano i tanti che imbecilli non sono.
La sua risposta? Del critico e saggista francese George Steiner, ndr: «Dostoevskij* ha dimostrato che il sottofondo oscuro dell'uomo è più forte della ragione».
* “ Inquietudine dunque, tumulto e infelicità: ecco l’odierna sorte degli uomini, dopo che Tu tanto patisti per la loro libertà! ”.
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12 ottobre 2008
È la fine del mondo?
[ click | le borse in picchiata: non ci sono compratori. Il sistema è in default, Il banco è saltato ]

No. È un’apocalisse, cioè – etimologicamente – una rivelazione: la fine di un mondo.
Apocalisse quindi non significa predizione di eventi futuri sconosciuti all’uomo, bensì ri-velazione [ come disvelare, togliere il velo ]: Edizioni Qiqajon Comunità di Bose ISBN 978-88-8227-072-8, Apocalisse di Giovanni. Il movimento è duplice: rivelare tenendo nascosto [ndr].
È un male? O un parto? Un nuovo inizio?
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28 settembre 2008
Loghismoi, o patologie dei rapporti | 2
[ Enzo Bianchi 2, continua ]
La libido amandi consiste innanzitutto in quell’impulso che ci spinge a sfuggire la fatica, a vivere seguendo unicamente ciò che provoca in noi sensazioni di piacere. A livello collettivo, poi, come dimenticare la tendenza, sempre più diffusa, a risolvere ogni problema mediante la soppressione della fatica fisica – cioè facendo lavorare altri al posto nostro – e a sostituire il sudore della fronte con la tecnica?
Questa prima libido trova evidentemente una manifestazione privilegiata nella sfera erotica, dove la perversione del desiderio sessuale può giungere a fare del partner un mero oggetto. Lungi dall’essere ridotto a bisogno da soddisfarsi immediatamente, l’eros dovrebbe invece essere traversato dalla dinamica del desiderio: ciò significa accettare la sfida della differenza e della distanza, restare aperti al rischio dell’incontro con l’altro. La lotta esige qui la capacità di disciplinare la pulsione sessuale per non pervenire a un’assolutizzazione che ne imponga l’immediata soddisfazione; tale cammino può essere agevolato dal recupero della dimensione simbolica dell’eros stesso, oggi soffocata dietro la sua riduzione a immagine spettacolarizzata. Per il cristiano, poi, il dinamismo dell’eros deve ritrovare il suo mistero: mistero di comunione che narra l’amore fedele di Dio; mistero di comunione in cui l’uomo e la donna vivono ed esprimono il loro amore fino a celebrarlo in quella che Giovanni Paolo II osava chiamare la “liturgia dei corpi”.
La libido possidendi è la seduzione esercitata sull’uomo da quella brama del possesso che fa leva sul fascino perverso dell’avere “tutto e subito”; oggi, in particolare, essa assume il volto di una sfrenata idolatria del denaro. A livello socio-politico, si pensi alla brama che porta a sfruttare le risorse del creato a beneficio esclusivo di un’esigua minoranza di persone, incuranti delle enormi sofferenze che ne derivano per tutte le altre. Questa forma di idolatria si manifesta nel considerare il possesso dei beni un fine in sé e nel giustificare ogni mezzo che consenta di accumularne la maggior quantità possibile, contraddicendo la loro destinazione universale. Qui la lotta spirituale esige la capacità di porre una distanza tra sé e le ricchezze, per non cadere nel terribile abbaglio di chi si lascia definire da ciò che possiede; occorre cioè uscire dalla logica angusta e angosciata del “mio” e del “tuo” per entrare nella libertà della condivisione e della comunione dei beni.
La libido dominandi consiste nella ricerca della propria gloria e dell’affermazione di sé a spese degli altri; è quell’inebriante miraggio del potere che induce il singolo a trasformare la propria persona in assoluto. In chi è preda di tale brama svanisce ogni coscienza interpersonale, perché gli altri si trasformano in meri oggetti da dominare e ridurre in proprio potere; e l’esito politico di questa vera e propria malattia sono le forme totalitarie di cui abbiamo fatto tragica esperienza nel XX secolo… La pseudo-cultura che nutre tale brama è quella della concorrenzialità, dell’individualismo esasperato che vede nell’altro solo un ostacolo e un rivale, invece di considerarlo come un dono, una ricchezza, una possibilità di salvezza: salvezza dall’isolamento mortifero e dalla tentazione di farsi “come Dio”, salvezza come pienezza di vita nella fraternità e nella comunione.
È significativo che nella Bibbia non troviamo tanta insistenza sugli atei, i senza-Dio, quanta ne troviamo sulla tentazione dell’idolatria che colpisce tutti, il credente come chi credente non può o non vuole definirsi. L’uomo abbandonato a sé, l’uomo che ignora o disprezza l’immagine di Dio che abita in se stesso e nel proprio simile, è idolatra, è schiavo di quelle dominanti che penetrano nel cuore umano e ne risvegliano gli elementi deteriori.
Ma nessuna tentazione potrà mai distruggere la nostra libertà e la nostra responsabilità, anzi, la lotta contro questo imbarbarimento non potrà che temprarle e arricchirle.
Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose [Magnano] La Stampa, 18 novembre 2007
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27 settembre 2008
Loghismoi, o patologie dei rapporti | 1
A più riprese, anche su queste pagine, ho cercato di richiamare l’attenzione su una serie di comportamenti quotidiani che ritengo di poter definire “piccoli passi verso la barbarie”: atteggiamenti personali e collettivi che mi paiono minare in profondità la qualità della vita personale e della convivenza civile. Vorrei ora avviare un itinerario di riflessione su questo imbarbarimento strisciante utilizzando come chiave di lettura quelli che la letteratura cristiana antica – ma anche la coeva sapienza ellenistica – chiamava i “vizi capitali” e che invitava a combattere attraverso la “lotta spirituale”. E vorrei farlo attingendo a quei dati della rivelazione cristiana che maggiormente si riallacciano a fenomeni antropologici universali.
Il punto di partenza lo collocherei nell’unica fondamentale paura che domina e aliena ogni essere umano: la paura della morte. Essa è alla radice di tutte le altre paure, nonostante nel contesto culturale attuale, specie in occidente, si faccia di tutto per rimuovere la realtà della morte, con il risultato che è proprio lei ad abitare le nostre vite come un’angoscia di cui non sappiamo decifrare il volto. La morte non è solo l’ultimo istante della vita biologica, ma è una forza costantemente all’opera nella nostra vita quotidiana: si manifesta come sofferenza, malattia, separazione, rottura, fine di tutto ciò che per noi è vitale, al punto da causare vere e proprie situazioni di non-vita in chi biologicamente è ancora vivo.
Mosso dalla paura della morte, l’uomo vuole preservare con qualsiasi mezzo la propria vita, vuole possedere per sé i beni della terra, vuole dominare sugli altri. Egli pensa di assicurarsi in tal modo una vita abbondante, ritiene di poter combattere la morte con l’auto-affermazione, e giunge a considerare ragionevole e giusto ogni comportamento finalizzato a questo scopo, anche a costo di nuocere agli altri e persino a se stesso. E così finisce inevitabilmente per percorrere sentieri di morte…
Ora, le scienze umane ci insegnano che ogni uomo si costruisce, cresce e matura mediante le relazioni con se stesso, con le cose e con gli altri; d’altra parte, questi stessi rapporti sono costantemente esposti al rischio di tre pulsioni che, se non arginate, possono giungere a possederci e a devastarci. Facendo appello alle potenzialità di volontà e desiderio insite nell’uomo, infatti, la tentazione ne mette in rilievo il “lato oscuro”, e si manifesta come una forza che mira a distorcere in senso egocentrico tutte le sfere relazionali. Siamo posti di fronte a un’esperienza umana universale, quella di tre dominanti che agiscono sulle sfere umane dell’amare, dell’avere e del volere: la dominante dell’eros [libido amandi], la dominante del possesso [libido possidenti], la dominante del potere e dell’affermazione di sé [libido dominandi].
[ Enzo Bianchi 1, continua ]
Link map: petits pas|dignità della morte|sogni & saette|loghismoi, 2
16 aprile 2008
Sul ponte sventola bandiera verde
Confesso che più guardo il voto, più mi piace. La chiave, cleavage, l'avevo anche abbondantemente descritta. Tra gli altri.
La mia risposta è che si vota per un bisogno fondamentale di rassicurazione: cos'altro è la domanda emotiva di sicurezza [un bisogno astratto di sicurezza, irredimibile, utopico, quasi dai rischi della "vita tutto compreso"], se non una domanda che si leva da una società oppressa da messaggi tutti privi della fatica della meta?
Rassicurazione|rischio è il cleavage. Welfare to Knowledge è una delle risposte possibili: ovvero costruire risposte collettive a partire da esperienze individuali, o di piccoli gruppi. Come ormai la comunicazione digitale ampiamente consente.
Un paese vecchio e timoroso come l'Italia sceglie, in questo momento, la risposta di pancia amplificata dalla Lega.
Quello che risulta chiaro è che la Lega dei mercatini rionali rafforza la propria egemonia su tutta la destra italiana. Ma non tutto è da buttare. Si deve raccogliere la sfida e rilanciarla in avanti, ad esempio sul versante della responsabilità sulla spesa locale. Che rinvia alla qualità dei sistemi territoriali ed al welfare municipale. Ma su questo, oggetto della citazione precedente, tornerò più diffusamente.
Intanto si può semplificare in questo modo:
la Lega detiene saldamente il potere di agenda nella destra, e lo imporrà a tutta la maggioranza.
Non bisogna temerla ma costruire modelli di negoziazione degli interessi, come li definisce Zygmunt Bauman, in cui le risposte quotidiane alla solitudine ed all'isolamento siano semplici e percepite spontaneamente.
Secondo Zygmunt Bauman*: « La capacità di vivere con le differenze, e ancor meno quello di apprezzare tale modo di vita e di trarne benefici, non è una dote che si acquista facilmente e tanto meno viene da sé. Tale capacità è un’arte, e come tutte le arti richiede studio e applicazione. Per contro l’incapacità di far fronte all’irritante pluralità degli essere umani e all’ambiguità di tutte le decisioni classificatrici/cataloganti si perpetua e si rinforza da sé: quanto più possenti sono la spinta all’omogeneità e i tentativi di eliminare la differenza, tanto più difficile è sentirsi a casa in presenza di estranei; quanto più minacciosa appare tale differenza, tanto più profonda e intensa è l’ansia che produce. Il progetto di sfuggire alla multitonalità urbana e trovare rifugio nell’uniformità, monotonia e ripetitività comunitaria è autolesionistico quanto autoperpetuantesi.
[ … ] Il problema diventa così un circolo vizioso. Con l’arte della negoziazione degli interessi comuni e di un destino condiviso ormai in disuso, raramente o mai praticata, pressoché dimenticata o mai adeguatamente padroneggiata; con l’idea del “bene comune” guardata con sospetto, ritenuta minacciosa, nebulosa o bizzarra, la ricerca della sicurezza in un’identità comune anziché in un accordo su comuni interessi diventa il modo più sensato di procedere. Ma i timori legati all’identità e alla sua difesa dalla contaminazione rendono l’idea di interessi comuni, e in particolare di interessi comuni negoziati, ancor più inverosimile e fantasiosa e la capacità e volontà di perseguirli sempre meno probabile. Come Sharon Zukin riepiloga, la condizione che ne consegue: “nessuno sa come comunicare con gli altri ” ».
* Zygmunt Bauman, Modernità liquida, Roma - Bari, Laterza, 2003, pg. 118, 119 ISBN 8842065145
Antitodo alla paura è sempre la prossimità. E' questo il compito del PD e di uno schieramento culturale che voglia combattere l'imbarbarimento delle relazioni personali.
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