Diario
2 giugno 2006
Sessant'anni, sana e robusta Costituzione
“Alcuni pensano che la Costituzione sia un fiore pungente, nato quasi per caso da un arido terreno di sbandamenti post-bellici e da risentimenti faziosi volti al passato. Altri pensano che essa nasca da una ideologia antifascista, di fatto coltivata da certe minoranze, che avevano vissuto soprattutto da esuli gli anni del fascismo. Altri ancora – come non pochi dei suoi attuali sostenitori – si richiamano alla resistenza, con cui l’Italia può avere ritrovato il suo onore ed in un certo modo si è omologata ad una certa cultura internazionale. E così si potrebbe continuare a lungo nella rassegna delle opinioni o sbagliate o insufficienti.
In realtà la costituzione italiana è nata ed è stata ispirata da un grande fatto globale, cioè i sei anni della seconda guerra mondiale. [...] Anche il più sprovveduto o il più ideologizzato dei costituenti non poteva non sentire alle sue spalle l’evento globale della guerra testé finita. Non poteva, anche che lo avesse cercato di proposito, in ogni modo, dimenticare le decine di milioni di morti, i mutamenti radicali della mappa del mondo, la trasformazione quasi totale dei costumi di vita, il tramonto delle grandi culture europee, l’affermarsi del marxismo in varie regioni del mondo, i fermenti reali di novità in campo religioso, la necessità impellente della ricostruzione economica e sociale all’interno e tra le nazioni, l’urgere di una nuova solidarietà e l’aspirazione al bando della guerra.
Quindi l’acuirsi delle ideologie appena ritrovate e l’asprezza dei contrasti politici fra i partiti appena rinati, lo stesso nuovo fervore religioso determinato dalla coscienza resistenziale non potevano non inquadrarsi, in un certo modo, in vasti orizzonti, al di là di quello puramente paesano, e non poteva non inserirsi anche in una nuova realtà storica globale a scala mondiale.
Insomma, voglio dire che nel 1946 certi eventi di proporzioni immani erano ancora troppo presenti alla coscienza esperenziale per non vincere, almeno in sensibile misura, sulle concezioni di parte e le esplicitazioni, anche quelle cruente, delle ideologie contrapposte e per non spingere, in qualche modo, tutti a cercare, in fondo, al di la di ogni interesse e strategia particolare, un consenso comune, moderato ed equo. Perciò la Costituzione italiana del 1948, si può ben dire nata da questo crogiolo ardente ed universale, più che dalle stesse vicende italiane del fascismo e del postfascismo; più che dal confronto/scontro di tre ideologie datate, essa porta l’impronta di uno spirito universale e, in un certo modo, trans-temporale.”
[Giuseppe Dossetti, I valori della Costituzione, Edizioni San Lorenzo, Reggio Emilia, 1995 isbn 88-8071-051-6: si può richiederlo scrivendo alla Piccola Famiglia dell'Annunziata di Monteveglio, la comunità fondata nel 1954 da Dossetti a Marzabotto, via Casaglia n. 5 (40043 BO), o telefonando allo 051.6775410]

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Don Giuseppe Dossetti, monaco a Monteveglio, rompendo un silenzio che datava dalla sua uscita dalla politica attiva nel 1951 [da vicesegretario della DC di De Gasperi], interpellò ben dodici anni fa il sindaco di Bologna d’allora, Walter Vitali, perché sostenesse l'animazione di Comitati per la difesa della Costituzione: era il 15 aprile 1994.
Fra Dossetti era convinto del pericolo che la minacciava:
“La mia preoccupazione fondamentale è che si addivenga a referendum... e che la gente totalmente impreparata e per giunta ingannata dai media, non possa saper distinguere e finisca col dare un voto favorevole complessivo sull'onda del consenso indiscriminato a un grande seduttore, il che trasformerebbe un mezzo di cosiddetta democrazia diretta in un mezzo emotivo e irresponsabile di plebiscito”.
| inviato da il 2/6/2006 alle 11:49 | |
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