Finis Terrae
11 ottobre 2009
Ararat
Al via le relazioni diplomatiche tra Turchia e Armenia. I due Paesi hanno firmato a Zurigo uno storico accordo che dovrebbe mettere fine a quasi un secolo di recriminazioni per il genocidio degli armeni sotto l’impero ottomano. Il governo di Berna ha svolto il ruolo di mediatore per un riavvicinamento tra Ankara e l’ex repubblica sovietica. I ministri degli Esteri turco e armeno hanno firmato il protocollo che porterà alla normalizzazione dei rapporti diplomatici e commerciali e alla riapertura delle frontiere.
La Commissione europea accoglie con favore la firma da parte dei ministri degli Esteri dell’Armenia e della Turchia dei protocolli che stabiliscono relazioni diplomatiche e di sviluppo bilaterale, inclusa l’apertura del confine comune. L’esecutivo Ue, si sottolinea in un comunicato, considera la firma un «passo coraggioso» verso la pace e la stabilità nella regione del Caucaso meridionale e «una decisione davvero storica che mostra la disponibilità al compromesso su entrambi i fronti». L’accordo Armenia-Turchia, prosegue la nota, porterà benefici a tutti i paesi della regione.
«La firma dei protocolli - ha sottolineato la commissaria UE alle relazioni esterne Benita Ferrero-Waldner - conferma il desiderio sia della Turchia che dell’Armenia di voltare pagina e di costruire un nuovo futuro. Questo apre nuove prospettive per la soluzione dei conflitti, specialmente nel Nagorno Karabakh». La Commissione guarda ora oltre alla ratifica e alla gestione dei due protocolli, secondo le scadenze concordate e senza alcuna pre-condizione addizionale. L’esecutivo invita infine entrambi i governi «a impegnarsi pienamente in questo processo senza ritardi» e per quanto concerne l’apertura del confine si dice pronto ad assistere entrambe le parti nella «piena realizzazione» delle potenzialità economiche che l’apertura rappresenta.
Link map: ararat|controcanto|melkonian|trattato
5 ottobre 2009
Critique de la separation
«Lo spettacolo è il momento in cui la merce è pervenuta all'occupazione totale della vita sociale. Non solo il rapporto con la merce è visibile, ma non si vede più che quello: il mondo che si vede è il suo mondo».
Guy Debord
Link map: part 2
10 maggio 2009
Solo nel verso
[ click | Conversazioni e letture dell’autore, Pasquale Misuraca, alias Fulmini, accompagnate da Luisa Piccolo ed Alexandra Zambà ]

Lunedì 11 maggio 2009, dalle ore 18.00 In Sala Rossa delle Lauree
Piazza Guerrazzi 1, Benevento | Università del Sannio
Link map: alias|alfazita|haiku rimati|i zoi tu thanatu|a civitavecchia
24 marzo 2009
Il ya longtemps que je t'aime | I zoi tu thanatu
Raccontare il tabù. I tabù. La morte, comare secca sullo sfondo delle nostre inquietudini. L’eutanasia alle soglie dell’amore più intimo e disperato. La più terribile delle prigioni è sopravvivere alla morte del proprio figlio, procurata: una prigione interiore negli occhi e nell’interpretazione [superba] di Kristin Scott Thomas.
9 febbraio 2009
Eluana Englaro era già morta, alle 20:10 odierne
23 dicembre 2008
Angeli
« Spingendo quotidianamente i nostri limiti riusciamo, a piccoli passi, a superare le paure che ci vietano il possesso della nostra esistenza ».
Angelo D'Arrigo
Zone [ “Gimali”, 2008 ]

[ click | Il set domestico in cui è girato il video di Angel’s Wings, dedicato ad Angelo D’Arrigo, sulle musiche di Zone|Enzo Torregrossa | la scala a chiocciola calpestata da Angela Gaia, voce potente e naturalmente intonata, per svariate ottave, non più adolescenziale ]
Link map: sopra il cielo|gimali|madrugada|fondazione angelo d'arrigo
4 dicembre 2008
Windows '08
Accade. Accade... Accade che la realtà sorprenda. In positivo. Succede che conosci il gran capo dell’on line di Microsoft Europe. È successo oggi. E scopri una storia ed una densità umana che difficilmente accosti al colosso di Redmond. Fatta di passione per il proprio lavoro: sfidare sui contenuti i più grandi portali del mondo, da leader. Di preoccupazione: non usare l’immagine della donna per fare traffico, né indugiare sul lato oscuro della forza per abbacinare i navigatori. E non allo scopo, banale, di mantenere un profilo politicamente corretto. Costruire ambienti di relazione in cui la connessione sia vera, viva. Per quanto possibile non utilitaristica, un’estensione digitale tout court.
Pensate a quanti di noi usano normalmente live messenger e vi siano, in un certo senso, affezionati. Mantenendo 2.000.000 di contatti aperti in quello che, a cavallo delle 20:30, solo vent’anni fa sarebbe stato il prime time televisivo. Più o meno ai tempi in cui Paolo Tacconi cominciava a frequentare gli amici che lo condussero a fondare Virgilio, il primo vero portale italiano dell’era internet, all’incirca un lustro dopo.
No. Tenetevi le vostre preoccupazioni per la crisi. Per il declino etico [sarà vero?], per l’inquinamento che potrebbe cancellare la nostra civiltà nel giro di qualche decennio [inciviltà inclusa]. Io da questo mondo non voglio scendere. Perché più spesso di quanto s’immagini incontro i Paolo Tacconi. Riservati fino alla timidezza. Riflessivi con acume. Aperti, giammai ad un ottimismo di maniera ma al domani ed alla speranza. Costruendola oggi. Qui.
E potrò raccontare un giorno di aver fatto dannatamente il tifo per Barack Hussein Obama, ed assistito al cambio di millennio che coincideva con la sua ascesa alla Casa Bianca. Otto anni dopo il cambio di secolo. Domani, di un mese fa.
Toglietemi tutto. Ma non il nostro secolo. Il nostro... Il nostro: il migliore in cui vivere. Il migliore tra quelli che possiamo permetterci.
Link map: social media lab|abbacinare|virgilio|cleavage|domani
12 novembre 2008
Word-of-mouth, passaparola...
[ click | Classe 1961, come Obama, Chris Anderson è il pronipote di uno dei fondatori del Movimento Anarchico Americano di fine ‘800. Suo nonno ha inventato un irrigatore automatico, suo padre era un operatore del telegrafo. Da ragazzo suonava in una punk-band. Forse segni del destino, perché sembrano gli ingredienti perfetti di quella cultura americana che ha generato, appunto, Wired, il magazine di quelli che vogliono cambiare il mondo. E poteva nascere e crescere solo lì, vicino, se non dentro, la Silicon Valley ]

«Quando sono diventato direttore di Wired nel 2001», racconta, «era la fine della bolla. Tutti pensavano che fosse finita. Ma ho scommesso che era solo l’inizio. Dovevo affrontare una sfida difficile: come mantenere l’integrità del magazine rivoluzionandolo. Dovevamo trasformare noi stessi».
E ce l’ha fatta, Chris Anderson: ha portato il giornale a sei nomination per il National Magazine Award, vincendo il primo premio per la General Excellence nel 2005 e nel 2007. Nell’aprile dello stesso anno è entrato anche nella “Time 100”, la lista di Time Magazine “di quegli uomini o donne il cui potere, talento o esempio morale sta trasformando il mondo”. Mica male.
A quei tempi aveva già pubblicato The Long Tail, apparso la prima volta in forma di articolo su Wired nell’ottobre 2004 e poi in libro nel luglio del 2006. Un’idea che spiega efficacemente le dinamiche digitali, e che oggi sta estendendo verso il “Free”. Su questo è lapidario. Diciamo da tempo che tutto ciò che può diventare digitale diventerà digitale. L’abbiamo visto dimostrato innumerevoli volte. Non solo i prodotti in qualsiasi modo legati all’informazione, e cioè immateriali, ma anche i processi - e in questo caso, invece, il modello si applica a qualunque contesto. Come diceva Kevin Kelly: “Ogni processo ripetitivo può essere automatizzato, e quindi digitalizzato”. «E tutto ciò che è digitale diventerà “free”», gratuito o quantomeno aperto, aggiunge Anderson.
Non è una distruzione di valore. È un cambiamento di sistema. Produzione, movimentazione e commercio mica smettono di esistere. Ma cambiano le modalità. Certo a qualcuno non farà piacere, specie se questo qualcuno fa conto sulla capacità di intercettare passaggi, intermediare momenti di catene del valore. Questo non sarà più possibile, a meno che non si inventino nuove forme di re-mediazione che aggiungano valore. Ma la catena, come già avvenuto in altri contesti, è destinata a spezzarsi, sostituita da una rete di collegamenti. Bisogna prenderne atto: a Genova c’è ancora qualcuno che ce l’ha con Cristoforo Colombo per l’apertura delle rotte atlantiche, ma cosa vuoi farci. Succede.
E noi? “Cosa pensa del modello italiano?”, gli chiedo, col dubbio di fare una domanda scontata. Ma la sua risposta scontata non sembra affatto: «Le Piccole Medie Imprese saranno il futuro. Il modello italiano può essere quello principale per il 21° secolo», perché i “luoghi economici” in cui si creerà maggior valore sono le “nicchie”. Sì, è vero, «L’Italia ha sofferto per un accesso inefficiente [alla Rete e ai mercati internazionali, ndr]», afferma, «ma avete fatto lo stesso un lavoro eccellente». E ora c’è la chance di Internet che offre un accesso paritario alla concorrenza internazionale, perché è un «Complete leveler». Difficile da tradurre senza pensare alle parole di Totò, ma il senso è ben diverso, e piuttosto chiaro. Livella le barriere all’accesso, offrendo - potenzialmente - eguali opportunità.
Si tratta di «Dominare le nicchie e lavorare per il mondo piatto», perché «lavorare per le nicchie significa essere autentici, reali, molto focalizzati e in contatto diretto con i clienti, perennemente sostenuti dal word-of-mouth, il passaparola». Non solo, ci permettiamo di aggiungere: chi altri se non le PMI italiane, quelle vere, hanno saputo esprimere eccellenza nel capire come sono fatte le cose, conoscere il mondo, cambiarlo?
Guarda in basso Inventiva, ingegneria e telecomunicazioni. Un così curioso parallelo con la sua storia di famiglia. Aggiungi a questo che «Nel 21° secolo ognuno può trovare la sua economia di scala», chiude Anderson, e le prime indicazioni ci sono. Si tratta di non guardare sempre in su, ai più grandi, ma in giù, verso la coda, i piccoli esempi di eccellenza che pullulano sul territorio italiano. E metterli in grado di lavorare, di muoversi, di aprire le prospettive. Di cambiare il mondo.
Link map: wired|kevin|barack|ideo|kadima trentina|chris anderson
6 ottobre 2008
Lamed
[ click ]

Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
Salmo 118,96 | Canto di Lamed
Link map: dossologia|loghismoi
28 settembre 2008
Loghismoi, o patologie dei rapporti | 2
[ Enzo Bianchi 2, continua ]
La libido amandi consiste innanzitutto in quell’impulso che ci spinge a sfuggire la fatica, a vivere seguendo unicamente ciò che provoca in noi sensazioni di piacere. A livello collettivo, poi, come dimenticare la tendenza, sempre più diffusa, a risolvere ogni problema mediante la soppressione della fatica fisica – cioè facendo lavorare altri al posto nostro – e a sostituire il sudore della fronte con la tecnica?
Questa prima libido trova evidentemente una manifestazione privilegiata nella sfera erotica, dove la perversione del desiderio sessuale può giungere a fare del partner un mero oggetto. Lungi dall’essere ridotto a bisogno da soddisfarsi immediatamente, l’eros dovrebbe invece essere traversato dalla dinamica del desiderio: ciò significa accettare la sfida della differenza e della distanza, restare aperti al rischio dell’incontro con l’altro. La lotta esige qui la capacità di disciplinare la pulsione sessuale per non pervenire a un’assolutizzazione che ne imponga l’immediata soddisfazione; tale cammino può essere agevolato dal recupero della dimensione simbolica dell’eros stesso, oggi soffocata dietro la sua riduzione a immagine spettacolarizzata. Per il cristiano, poi, il dinamismo dell’eros deve ritrovare il suo mistero: mistero di comunione che narra l’amore fedele di Dio; mistero di comunione in cui l’uomo e la donna vivono ed esprimono il loro amore fino a celebrarlo in quella che Giovanni Paolo II osava chiamare la “liturgia dei corpi”.
La libido possidendi è la seduzione esercitata sull’uomo da quella brama del possesso che fa leva sul fascino perverso dell’avere “tutto e subito”; oggi, in particolare, essa assume il volto di una sfrenata idolatria del denaro. A livello socio-politico, si pensi alla brama che porta a sfruttare le risorse del creato a beneficio esclusivo di un’esigua minoranza di persone, incuranti delle enormi sofferenze che ne derivano per tutte le altre. Questa forma di idolatria si manifesta nel considerare il possesso dei beni un fine in sé e nel giustificare ogni mezzo che consenta di accumularne la maggior quantità possibile, contraddicendo la loro destinazione universale. Qui la lotta spirituale esige la capacità di porre una distanza tra sé e le ricchezze, per non cadere nel terribile abbaglio di chi si lascia definire da ciò che possiede; occorre cioè uscire dalla logica angusta e angosciata del “mio” e del “tuo” per entrare nella libertà della condivisione e della comunione dei beni.
La libido dominandi consiste nella ricerca della propria gloria e dell’affermazione di sé a spese degli altri; è quell’inebriante miraggio del potere che induce il singolo a trasformare la propria persona in assoluto. In chi è preda di tale brama svanisce ogni coscienza interpersonale, perché gli altri si trasformano in meri oggetti da dominare e ridurre in proprio potere; e l’esito politico di questa vera e propria malattia sono le forme totalitarie di cui abbiamo fatto tragica esperienza nel XX secolo… La pseudo-cultura che nutre tale brama è quella della concorrenzialità, dell’individualismo esasperato che vede nell’altro solo un ostacolo e un rivale, invece di considerarlo come un dono, una ricchezza, una possibilità di salvezza: salvezza dall’isolamento mortifero e dalla tentazione di farsi “come Dio”, salvezza come pienezza di vita nella fraternità e nella comunione.
È significativo che nella Bibbia non troviamo tanta insistenza sugli atei, i senza-Dio, quanta ne troviamo sulla tentazione dell’idolatria che colpisce tutti, il credente come chi credente non può o non vuole definirsi. L’uomo abbandonato a sé, l’uomo che ignora o disprezza l’immagine di Dio che abita in se stesso e nel proprio simile, è idolatra, è schiavo di quelle dominanti che penetrano nel cuore umano e ne risvegliano gli elementi deteriori.
Ma nessuna tentazione potrà mai distruggere la nostra libertà e la nostra responsabilità, anzi, la lotta contro questo imbarbarimento non potrà che temprarle e arricchirle.
Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose [Magnano] La Stampa, 18 novembre 2007
Link map: loghismoi, 1|dismorfofobia|don tonino|cleavage|tre libido
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